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Il costo delle materie prime e della manodopera aumenta e con essi dunque anche l'inflazione. Così la strada per le aziende per sopravvivere al rincaro dei prezzi di produzione è quello di trasferire gli aumenti ai consumatori sperando però di non perdere quote di mercato. "Se hai il potere di aumentare i prezzi senza perdere quote di mercato a favore dei concorrenti", era solido dire Warren Buffett, "hai un'ottima azienda".
"Un esempio di ciò", secondo gli esperti di Comgest, "è il conglomerato globale del lusso Lvmh Moët Hennessy". Gli analisti spiegano infatti che l'azienda ha aumentato i prezzi dei suoi prodotti di marca rispettivamente del 4% e del 5% circa nel 2020. Una mossa che avrebbe potuto scombussolare le vendite i cui risultati sono invece rimasti invariati.
"Questo potere di determinazione dei prezzi è osservabile anche su un periodo più lungo", spiega Alistar Wittet, gestore azionario Europe di Comgest. "Nel corso degli anni non sono state apportate modifiche alla qualità o al design. E gli elevati margini lordi forniscono ad aziende come Lvmh e Hermès le basi necessarie per implementare innovazioni e investire nei loro marchi in modo che rimangano desiderabili nel lungo periodo".
Molte aziende di qualità creano un valore aggiunto concreto per i loro clienti introducendo nuove tecnologie o prodotti. Il gestore fa riferimento, ad esempio, a Essilor Luxottica: "l'azienda opera nel campo dell'ottica oftalmica e, dopo anni di ricerca, è recentemente riuscita a sviluppare lenti per occhiali che rallentano del 67% la progressione della miopia nei bambini. Di conseguenza, l'azienda è in grado di imporre ai clienti aumenti di prezzo che contribuiscono alla crescita organica nel lungo periodo".
Oltre al potere di autodeterminare i prezzi senza perdere quote di mercato, un'altra fonte di crescita per queste aziende sono anche le acquisizioni, le quali accelerano la crescita degli utili nel lungo periodo. "In Lvmh", aggiunge Wittet, "ad esempio le vendite sono aumentate del 150% dall'acquisizione di Dior nel 2017".
Inoltre, da Comgest evidenziano che un altro aspetto si concentra sulla crescita della classe media, che cresce aumentando il numero di consumatori con un patrimonio elevato che acquistano orologi costosi, capi firmata e borse di lusso di marchi occidentali. Ma la grande sorpresa è la crescita del mercato e l'inizio di una tendenza strutturale nelle classi medie europee e statunitensi. Stando alle analisi degli esperti, in particolare, durante la crisi di Covid 19, i consumatori hanno utilizzato i loro budget, che in realtà erano stati riservati ai viaggi, per gli acquisti nel mercato interno. A fare la differenza anche solidità dei bilanci di queste aziende. "Molti titoli a forte crescita hanno una leva finanziaria bassa, che li protegge dall'aumento dei costi del debito o dal rifinanziamento, il che a sua volta conferisce loro vantaggi competitivi", concludono la Comgest.
Per questi motivi secondo gli esperti molte società del settore del lusso sono ampiamente protette dall'impatto dell'inflazione elevata. A concordare sono anche analisti di Citi che su Lvhm (+0,38% a 629,70 euro) restano su un rating buy e un target price a 856 euro vedendo le vendite organiche del terzo trimestre in crescita del 13% a 19 miliardi. Giudizi positivi anche su Moncler (+1,54% a 46,10 euro) con un rating buy e target price a 64 euro. Citi si aspetta in questo caso che le vendite del terzo trimestre del 2022 crescano dell'11% a 625 milioni. Buy anche per Kering (prezzo obiettivo a 716 euro con il titolo che tratta a 462 euro) e Pandora (target price a 570 corone danesi con il titolo adesso a 383 corone danesi). Per la casa d'investimento i due marchi del lusso dovrebbero registrano un buon aumento delle vendite nel terzo trimestre dell'anno: +13,5% le vendite di Kering a 5,08 milioni e +7% quelle di Pandora per 5 miliardi di corone danesi. (riproduzione riservata)
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