L'azienda è alla ricerca di fondi per avviare il prodotto sul mercato e di volontari per gli ultimi test
Un progetto nato dall'intuizione dei designer di occhiali Franco Burlando e Riccardo Baldini, Lighthouse Tech è una startup con sede in Svizzera che parte dalla volontà di dare nuova vita all'occhiale, accessorio socialmente accettato sia per necessità che per semplice estetica, ma che a oggi non ha ancora assunto particolari funzioni al di fuori della correzione di difetti visivi e la protezione dal sole.
La proposta Il prodotto, che verrà lanciato sul mercato nei prossimi mesi, si rivolge a persone cieche o fortemente ipovedenti, ma anche a coloro che seguono un percorso di riabilitazione della vista a seguito di un trauma, di un incidente o di patologie come l'ictus, che limitano parzialmente il campo visivo. Il primo modello della serie, Lth01, si pone come alternativa a supporti quali il bastone bianco o i cani guida, che non sempre rappresentano una soluzione efficace. A differenza di questi ultimi, infatti, che individuano gli ostacoli a livello del terreno, il punto forte del dispositivo è la sua capacità di vedere e sentire gli ostacoli ad altezza del punto vita, del dorso e della testa. Risulta così particolarmente efficace in caso di cartelli stradali, parti sporgenti degli edifici, un pensile rimasto aperto all'interno dell'abitazione e altri elementi che rappresentano una reale condizione di pericolo per chi vive determinate condizioni di disabilità. In caso di ostacoli, l'apparecchio manda un segnale molto semplice, ovvero una vibrazione delle stanghette in corrispondenza della posizione: a destra, sinistra o centrale.
La filosofia Tra i punti saldi della filosofia di Lighthouse, come spiegano il Coo Nathan Deutsch e il Cto Andrea Moroni Stampa, c'è la volontà di non presentarsi come il solito medical device, ma di essere anche un accessorio elegante e fashion, che la persona sceglie non soltanto per la sua funzione, ma anche per completare il look, sentirsi bene con se stessa e apparire agli altri nel modo più desiderato. Fondamentale nello sviluppo anche l'indossabilità, elemento che ha dato vita a un occhiale comodo, leggero e aerodinamico. Due i modelli di business perseguiti dalla startup svizzera: l'idea è quella di iniziare con una linea di occhiali propria, sviluppata anche grazie ai 35 anni di esperienza nel settore dell'occhialeria di design dei due fondatori, in grado di seguire la produzione dall'inizio alla fine. Una volta che il dispositivo inizierà a farsi conoscere sul mercato e confermato il suo bacino d'utenza, l'intenzione è quella di andare verso la licenza d'uso, offrendo ai brand la tecnologia legata alla sensoristica, ai software e agli algoritmi di comprensione utilizzati, in modo da potersi inserire in qualunque tipologia di occhiale sul mercato.
Modularità. Lo strumento si compone di parti differenti che si possono scambiare su più modelli
Un'unione davvero perfetta: il fashion incontra il lato umano
È stato progettato con associazioni che si occupano del mondo delle disabilità visive
Elemento essenziale di Lighthouse è il lato umano della startup e del progetto, che si propone di unire lo scopo utile del dispositivo con il lato più legato al mondo del fashion e del design.
Lo sviluppo Come spiega il Coo Nathan Deutsch, il dispositivo è stato concepito attraverso collaborazioni con diverse associazioni che si occupano di problematiche e disabilità visive. Sono state proprio loro, rapportandosi con elementi provenienti dall'industria del fashion, a richiedere un prodotto di cui si potesse percepire anche il valore estetico, in grado di essere quindi bello e piacevole. A soddisfare questo requisito subentra anche la modularità dello strumento. Il Cto Andrea Moroni Stampa spiega, infatti, che il dispositivo è formato da un modulo che comprende elettronica, sensori e dispositivi di comunicazione e un altro dedicato alla batteria. Quest'ultima può avere quindi durata potenzialmente infinita, perché quando scarica può essere scambiata con una attiva, mentre l'altra si ricarica con velocità. Allo stesso modo, in caso di eventuali difetti, la sostituzione o la riparazione può interessare soltanto la parte difettata o danneggiata, in un'ottica che rispetta anche la sostenibilità. Infine, l'aspetto modulare permette di pensare a un'evoluzione in questo senso: i clienti possono scegliere di avere un sensore da utilizzare su montature diverse, a seconda delle esigenze di vista, ma anche di stile, un vero e proprio modo di vestire il proprio apparecchio seguendo i propri gusti.
Una proposta di valore per il mercato europeo
Lighthouse ha già pensato a diversi modi con cui espandere la sua proposta: unitamente agli occhiali infatti, l'idea è quella di proporre altri accessori che trasmettano la vibrazione che segnala l'ostacolo, come bracciali, cavigliere e cintura. Punto chiave rimane quello di continuare a proporre soluzioni il più semplici possibile. A differenza infatti di accessori che inviano informazioni complesse, come ad esempio la lettura dei qr code, l'obiettivo del dispositivo proposto è quello di portare un prodotto che si integri con facilità nella vita quotidiana dei propri utenti e che si basi su una comunicazione semplice e immediata. Il bacino di mercato a cui Lighthouse punta per iniziare è sicuramente quello europeo, dove i numeri legati alle persone ipovedenti o cieche parlano di un mercato non di nicchia, ma particolarmente consistente. Secondo i data della Global Burden of Disease study, 2019, in tutto il continente europeo sono più di due milioni e mezzo le persone non vedenti, più di tre milioni quelle fortemente ipovedenti, e quasi 27 milioni quelle con problemi moderati alla vista, mentre in Italia i numeri si assestano rispettivamente a mezzo milione, 350mila e due milioni e mezzo. Con la sua proposta, Lighthouse vuole fornire un supporto concreto a questa fascia di popolazione e alle loro famiglie, promuovendo l'autonomia e la mobilità in totale sicurezza, sia all'esterno che all'interno.